Conferenze in italiano a Mentone

La Facoltà di Scienze Politiche di Parigi (Science Po, come viene comunemente chiamata) ha una bella sezione a Mentone, sulla Costa Azzurra. Fondata nel 2005, è considerata il Campus mediterraneo della facoltà stessa.

Sciences Po Menton. Foto © Agence Menton.

Il Campus ospita quasi 500 studenti, la maggioranza non francesi: gli stranieri sono infatti il 70%. Vi sono anche tanti italiani.

L’italiano è una delle lingue insegnate, accanto al turco, l’arabo, l’ebraico moderno, e il persiano. I corsi sono in francese ed inglese.

L’indirizzo di studi, che comporta una formazione multidisciplinare, è rivolto alle regioni del Mediterraneo. La sede si trova  nel centro storico, in un palazzo monumentale di ispirazione italiana, accuratamente ristrutturato, in zona elevata, con vista mare, al numero 11 di Place Saint-Julien.

In questo luogo prestigioso, è stato organizzato un ciclo di conferenze sull’Italia, condotto ed animato da Marc Lazar, professore emerito di storia e sociologia politica.

Prof. Marc Lazar. Foto ISPI.

Ad inaugurare il ciclo è stato  invitato Giovanni Orsina,  professore di storia e direttore della “School of Government” alla LUISS di Roma.

Titolo della conferenza : “L’Italia alla vigilia delle elezioni del 25 settembre”.

Il professore è stato molto brillante, ha riassunto la storia recente d’Italia, con l’accento su Berlusconi, Prodi, i governi tecnici. Prevede la vittoria di Giorgia Meloni, e non sarà la fine del mondo…

In una bella intervista su Libero, il Prof. Orsina ha affermato: “La mia impressione è che Meloni abbia ben presente la parabola discendente di Gianfranco Fini. E che farà di tutto per evitarla. Certo, quando non si è più all’opposizione ma si governa, e ci si deve muovere sul confine sottile tra legittimazione e condizionamento dei ‘poteri forti‘, è tutto più difficile”.

Prof. Giovanni Orsina. Foto © Fondation Emile Chanoux

C’è “Meloni 1”, quella eurorealista, che si mette nella scia di Mario Draghi dicendosi pronta a partecipare fino in fondo al gioco europeo trattando con tutti i Paesi, a cominciare da Francia e Germania. E c’è “Meloni 2”, la paladina del conservatorismo trumpian-orbaninano, che ieri ha inviato un videomessaggio agli spagnoli di Vox. “La vera sfida per la leader di Fratelli d’Italia sarà trovare l’equilibrio fra i suoi due avatar” per evitare che uno trascini a fondo l’altro, conclude il professore.

“Meloni 2” “non può proprio piacere alle attuali leadership di Francia e Germania”, riflette ancora Orsina, osservando come le famiglie politiche di centro e sinistra a Parigi e Berlino siano “interessate a conservare le rispettive destre – Rassemblement National e Alternative für Deutschland – al di fuori del perimetro della legittimità”. Il tutto a un anno e mezzo dalle elezioni per il Parlamento europeo previste nella primavera del 2024. Destra uguale disastro economico e sociale, potrebbe essere lo schema del presidente francese Emmanuel Macron e del cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Il secondo incontro del ciclo ha avuto luogo il 27 ottobre e il tema è stato, ça va sans dire, “l’Italia  dopo il voto”. L’invitata d’onore è Sofia Ventura, professore di Scienze Politiche alla Università di Bologna.

Prof. Sofia Ventura. Foto © Videolist.

Bolognese, si è laureata all’ Alma Mater (così è chiamata l’ Università di Bologna) e si è perfezionata a Firenze, alla scuola universitaria Cesare Alfieri, dove ha fatto il dottorato di ricerca.

Fin da studente si è impegnata in politica, area radical-liberale, e in seguito scrive saggi, collabora a riviste e giornali  di orientamento liberale di  centro destra. Al momento tuttavia può essere collocata, politicamente, al “Centro” degli orientamenti politici.

La sua lezione agli studenti di italiano è stata brillante e puntuale  improntata sui risultati delle elezioni; ne ha spiegato i flussi e le motivazioni che hanno portato al successo, in Italia, del centro-destra, che  definirebbe più correttamente  destra-centro, se non destra destra.

Tuttavia nessun pericolo di neofascismo, gli elettori di destra in Italia sono conservatori, professano la religione cattolica, sono attenti  alla difesa e tutela degli interessi nazionali a Bruxelles, ma non vogliono  uscire dalla U.E.

In Italia sono favorevoli alle autonomie  di città e regioni.

Altri incontri seguiranno nel futuro a scadenza mensile sempre sotto il titolo Viva l’Italia.

Il fenomeno “Big Mamma”. Un successo incredibile. Prossima apertura nel Principato.

Tigrane Seydoux, insieme a Victor Lugger, è il fondatore del gruppo di ristorazione francese Big Mamma, che in 7 anni ha aperto 17 ristoranti e impiega al momento circa 1500 dipendenti, quasi tutti italiani.

Tigrane Seydoux, foto © Babello.

Il gruppo è presente in quattro Stati, è una delle realtà più significative  nell’ambito della ristorazione tanto da diventare un caso di studio in tutte le scuole di marketing. La base di questo successo senza precedenti è la filosofia e l’accoglienza italiane.Infatti, naturalmente già dal nome c’è una evidente  fonte di ispirazione italica. Addirittura italo-americana.

I due giovani sono stati molto innovativi anche nel modo di pagare. Partendo dall’idea – giustissima – che il momento del pagamento è quasi per tutti un momento che rovina un po’ la magia del pasto, Victor Lugger ha “inventato” il pagamento con il codice QR. Per l’operazione, i due si sono associati con la donna d’affari americana Christine de Wendel, ex dirigente delle popolari piattaforme Zalando e Mano Mano. Insieme, i tre hanno ottenuto dalle banche un finanziamento di 20 milioni di dollari, con i quali hanno dato inizio all’interessante iniziativa.

Tigrane Seydoux, Christine de Wendel e Victor Lugger. Foto © Sunday.

Tigrane Seydoux ha rilasciato un’intervista a Food & Sens, ribadendo bene questo concetto. La riportiamo integralmente e ringraziamo la testata per la gentile concessione:

Ricordiamo la genesi di Big Mamma?

Potrei parlarne per ore, perché ovviamente è la mia creatura ed è stata la mia vita negli ultimi sette anni. Con Victor Lugger, mio amico e socio abbiamo avviato quest’avventura. Abbiamo creato il gruppo a 26 anni. La genesi di Big Mamma deriva dalla nostra passione per l’Italia. Io personalmente sento la forte l’influenza italiana. Amo il Mediterraneo e la sua cultura. Victor invece è un fan del cibo italiano. È cresciuto con i genitori che hanno fatto molti viaggi in Italia.

Come avete realizzato il progetto?

Ci siamo specializzati alla HEC Business School di Parigi. Quindi non nasciamo come ristoratori. Per quanto mi riguarda, però, ho sempre voluto lavorare in hotel e ristoranti, perché mi piace creare luoghi vitali, rendere felici le altre persone.

Big Mamma a Parigi, nel 13° arrondissement.

Qual è la vostra filosofia?

Nel 2013, il progetto Big Mamma è nato dal desiderio di offrire qualcosa di buono, economico e servito con il sorriso. La nostra idea di partenza si basava sulla constatazione che Parigi aveva già molti ristoranti italiani. Penso che all’epoca fosse la seconda città in Europa per questo genere di locali. Ma non avevano la stessa qualità / prezzo e non regalavano l’esperienza che invece contraddistingue le trattorie popolari di Puglia e in Toscana. Noi volevamo creare una combinazione ottimale di prodotti di qualità a prezzi accessibili in un ambiente accogliente. Per un anno e mezzo, abbiamo visitato tutte le regioni d’Italia incontrando circa 200 piccoli produttori.

Quale modello avete scelto?

Abbiamo basato l’intera avventura di Big Mamma su due punti fondamentali: i prodotti e le persone. Quattro valori ci hanno guidato in questo percorso: eccellenza, meritocrazia, autenticità e imprenditorialità. Il punto di partenza era quindi capire come reperire prodotti di qualità. Lo abbiamo fatto attraverso un sistema logistico con base a Milano per il nord Italia e a Napoli per il sud. In questo modo siamo riusciti ad ammortizzare i costi di trasporto e consentire il miglior rapporto qualità/prezzo possibile. Il secondo fattore, estremamente importante, è lo staff.

Noi di Big Mamma la chiamiamo famiglia. Dei nostri 1.500 dipendenti, oltre l’80% sono italiani. Questa idea è nata dal primo ristorante che abbiamo avviato a Gordes nel Luberon, prima ancora di aprire ristoranti sotto l’insegna Big Mamma. Ci siamo resi conto che l’anima e l’energia che sprigiona una squadra sono fondamentali. È incredibile la forza che la coesione, la cultura aziendale e la solidarietà di una squadra possono avere per la performance di un ristorante. Quindi abbiamo investito molto tempo per costruire questa comunità.

Quanti ristoranti ha oggi il gruppo?

Il primo è stato aperto a Parigi nell’aprile 2015. E oggi il gruppo conta 17 trattorie e 15 cucine dedicate esclusivamente al delivery e alla ristorazione italiana con il nostro concept Napoli Gang. 11 in Francia, di cui 8 a Parigi, uno a Lille, uno a Lione e uno a Bordeaux. 3 ristoranti a Londra, l’ultimo dei quali ha aperto quest’estate a Covent Garden e due a Madrid. Tra le 17 trattorie francesi, in particolare, abbiamo aperto La Felicità nel 13° arrondissement di Parigi, un “mercato alimentare” situato all’interno dell’incubatrice Station F. È il ristorante più grande d’Europa, grazie ai suoi 5.000 mq e ai suoi 1.500 posti a sedere. L’anno prossimo apriremo altri tre ristoranti a Marsiglia, Monaco e Berlino. Per non parlare del futuro ristorante a Monaco.

Qual è stato il tuo ruolo iniziale e attuale?

Sono co-fondatore e co-proprietario. Ho sempre avuto grande cura delle risorse umane e della parte operativa. E Victor ha gestito la parte in cucina. Ma il nostro ruolo si è completamente evoluto. Perché oggi gestiamo un’azienda che ha 1.500 dipendenti in quattro Paesi. Ogni sei mesi cambiamo lavoro, perché l’azienda cresce e abbiamo nuove sfide. Dobbiamo reinventarci costantemente. Abbiamo 17 ristoranti diversi. Non ce ne sono due uguali, o con lo stesso nome, lo stesso design o lo stesso menu! L’idea è quella di fare un gruppo di esperienze in “ospitalità”, ma non vogliamo assolutamente essere una catena che copia/incolla gli stessi ristoranti ovunque. Vogliamo ristoranti unici con la loro identità e personalità.

Sei rimasto sorpreso dall’accoglienza che il tuo concept ha ricevuto dal pubblico?

Il primo ristorante è stato aperto con un team di 15 persone. Pensavamo di servire 200 clienti al giorno, ma dal secondo giorno stavamo facendo 600 coperti al giorno e tre settimane dopo il team era composto da 45 elementi. Siamo rimasti completamente sorpresi da questo successo.

Perché ha funzionato?

Perché abbiamo sempre cercato di fare le cose con passione, autenticità e verità. Non tradiamo la qualità dei nostri prodotti e dei nostri team. Il rapporto qualità/prezzo è una delle componenti di questa formula. E poi, ci piace quello che facciamo e questo si vede. Non abbiamo mai voluto segmentare la nostra clientela. I ristoranti Big Mamma sono ristoranti per tutti, per tutte le età, tutte le categorie socioprofessionali, tutte le tipologie di budget. Puntiamo alla qualità estrema, ma rimane sempre un ristorante popolare, accessibile a tutti.

Guardando indietro, come vedi il tuo percorso professionale?

Sono una persona abbastanza umile e discreta. Non mi sarei mai immaginato di vivere questa avventura quando l’ho iniziata. Continuo a provare un grande piacere nel fare quello che faccio. Mi sento utile. Faccio questo lavoro perché mi dà la possibilità di cambiare la vita delle altre persone.

Fonte: foodandsens.com

Staff italiano da Big Mamma a Parigi. Foto © foodandsens.com

CONCLUSIONE

Abbiamo  letto anche l’intervista data al periodico monegasco, “L’Observateur de Monaco”, dicembre 2021, che riafferma quanto già scritto  nella intervista sopra citata. nonchè le caratteristiche che avrà il ristorante che apriranno al Larvotto.

C’è un frase che ci ha particolarmente colpito sul finale come risposta alla domanda come intendono continuare , che riportiamo integralmente in francese:

“Continuer à animer la philosophie Big Mamma : offrir un bon rapport qualité/prix, une vraie expérience et un voyage. Vous poussez les portes du restaurant Big Mamma, vous y retrouverez le joyeux bordel italien ! Nous allons essayer d’avoir une proposition assez attractive sur le rapport qualité/prix.”

Alla lettera questa sarebbe la traduzione:

Continuare ad animare la filosofia di Big Mamma: offrire un buon rapporto qualità prezzo, una vera esperienza e un viaggio. Spalancate le porte del ristorante Big Mamma, lì troverai l’allegro bordello italiano! Cercheremo di avere una proposta abbastanza appetibile sul rapporto qualità/prezzo.

Il ristorante Big Mamma non offrirà solo cibo italiano di grande qualità, ma il cliente troverà pure “l’allegro bordello italiano”. No comment.

Foto © Asspress.

Amazon all’italiana?

Per decenni nelle case degli italiani arrivava Postal Market (diventato più tardi Postalmarket, scritto tutto attaccato), catalogo di vendita per corrispondenza che aveva conquistato le famiglie.

“Con Postalmarket sai, uso la testa. E ogni pacco che mi arriva è una festa”. Recitava così lo slogan di Postalmarket, il modello di business statunitense della vendita tramite catalogo importato in Italia nel 1959 su un’idea dell’imprenditrice milanese Anna Bonomi Bolchini. Ebbene, che le amanti dello shopping smart e ragionato si preparino ad usarla di nuovo, la testa: Postalmarket è riapparsa in 18.000 edicole italiane il 23 ottobre 2021 (dopo aver dichiarato fallimento nel 2015), sfruttando non solo il potere delle nuove piattaforme e-commerce digitali, ma regalandoci anche un’esperienza shopping amarcord che farà della leggendaria rivista il suo cuore pulsante.

Può sembrare azzardato riproporre in un’epoca di e-commerce un catalogo di vendita per corrispondenza, ma cosi non è.

Dopo Anna Bonomi Bolchini, il pilota è Stefano Bortolussi, ovviamente lui pure cresciuto in compagnia di Postalmarket e che non considera Bezos un avversario, ma un modello. Se la fortuna di Amazon si è basata sulla capacità di soddisfare ogni cliente col singolo prodotto che cercava, Bortolussi ha in mente un ”magazzino” all’italiana, una via tricolore all’e-commerce che magari è pure benedetta dalla crisi di disponibilità di certi prodotti: “Venderemo solo prodotti italiani”, è la promessa, lasciando intendere che la sfida è quella di fare crescere il mercato e i consumatori di casa nostra, farli abituare a un nuovo modo di vendere e comprare, segnatamente a un nuovo rapporto tra aziende e consumatori.

Uno dei prodotti alimentari italiani proposti da Postalmarket (Foto © dal sito internet).

Bortolussi nemmeno nasconde che persino il coronavirus è stato un’opportunità, facendo diventare esperte di Web generazioni che prima lo frequentavano poco e male, per non dire che erano platealmente ostili; pure la fase preparatoria dello sbarco sul mercato è stata più facile, paradossalmente, durante il primo lockdown, perché ha permesso di riunire in digitale le tante anime diverse dell’azienda, tra Friuli Venezia Giulia, Veneto e Piemonte. Ovvio che poi si punterà all’unificazione, intanto Postalmarket ha casa anche a Treviso, nella H Farm di Donadon, e tra le firme tecnologiche della squadra c’è anche la Storeden di Francesco D’Avella. In campo, un mini esercito di centinaia di persone.

La partenza, come si diceva, ha qualcosa di romantico: in 20.000 hanno prenotato la prima copia del magazine, sui social la tribù conta già 50.000 follower e la road map prevede che la crescita prosegua sia online sia offline, con una offerta più che olimpica: “Partiamo con 6 aree, non ci bastavano 5 cerchi. Ci sono l’intimo, l’abbigliamento classico, i prodotti di bellezza e quelli per la casa. Il tempo libero allargato a tutti i nuovi consumi dello sport e poi cibo e bevande, il più made in Italy di tutti i settori”.

Il sito di Postalmarket è già attivo (www.postalmarket.it), mentre il catalogo cartaceo in edicola ha come volto di copertina quello della conduttrice televisiva italiana Diletta Leotta. “È per me un onore essere stata scelta per la copertina del primo numero del nuovo Postalmarket che nel passato ha ospitato grandi icone di bellezza, da Cindy Crawford a Claudia Schiffer, da Carla Bruni a Monica Bellucci – ha dichiarato Diletta – È quindi un grande privilegio comparire sul mitico catalogo che ha fatto scoprire agli italiani la vendita per corrispondenza, anticipando di alcuni decenni il successo della vendita online”.

La  strategia è quella di lavorare molto sul calendario, presentare sul magazine le novità e poi renderle disponibile online, pian piano coinvolgendo anche quanti, all’estero, subiscono il fascino dell’Italia e possono arrivare a scoprirne i prodotti meno noti. Postalmarket vorrebbe insomma essere un gruppo allargato, all’insegna della qualità: non solo grandi aziende, ma anche artigiani che puntano a crescere e finalmente possono farlo avendo una platea più ampia.  Postalmarket vuole dimostrare quanto spazio c’è in Italia per l’e-commerce: salutiamo l’iniziativa e la faremo conoscere.

La Monaco degli anni 2010 (2010/2019)

Copyright: ©Bon plans vacances.

Del 2020 abbiamo già parlato. Come saranno i prossimi 10 anni a Monaco? Per fare previsioni per il futuro bisogna conoscere il passato, quello recente e quello lontano. Questo anno 2021, del quale siamo già alla vigilia di Pasqua, tende purtroppo per ora ad assomigliare all’infausto 2020, l’anno dello scoppio e della diffusione della grande epidemia provocata dal virus che noi chiamiamo corona, o Covid.

Il decennio 2010/2019, alle soglie del 2020 era stato foriero di molti fatti che avevano indotto a previsioni per il decennio successivo, 2020 / 2030. Tuttavia dopo l’epidemia non sappiamo ora come sarà il mondo di domani. Nell’attesa, rievochiamo il recente passato.

Nel mondo e in Francia

Il decennio 2010 ha avuto alcuni momenti forti, come la primavera araba da dicembre 2010 a marzo 2011. Abbiamo visto come è andata a finire.

A Roma abbiamo un Papa che si dimette  ed uno nuovo che viene dall’America Latina.

Copyright: ©Avvenire.

In Francia, che per chi sta a Monaco è il Paese di riferimento, abbiamo avuto il “mariage pour tous” nel maggio 2013, gli attentati islamici contro Charlie Hebdo (gennaio 2015) e quelli del Bataclan ( novembre 2015).

Il radicalismo islamico prende sempre più piede in  questa Francia ed altri attentati seguiranno. Si parla sempre più di “ islamo-gauchisme”, vedi in questo stesso blog.

Il popolo francese soffre di questo ed altro, ma la classe politica che governa il Paese minimizza ed attende (che cosa?) per mettere in atto misure drastiche.

Nel 2016 la Gran Bretagna decide di uscire dalla Unione Europeo (Brexit) e gli Stati Uniti eleggono Donald Trump alla presidenza. Non sarà rieletto, come sappiamo, alla fine del suo mandato. Come sarà il nuovo presidente Joe Biden? Comunque per ora non entusiasma.

In Francia esplode il fenomeno Macron, maggio 2017. Era uno sconosciuto, quasi, fino a poco tempo prima, ma diventa presidente della “République”.

Per la prima volta, dalla fine della Seconda guerra mondiale la presidenza della repubblica francese non viene espressa dai partiti tradizionali conservatori e socialdemocratici. Chi c’è dietro Macron? È stato aiutato da una magistratura di parte? Macron si proclama progressista e riformatore, partirà bene, ma lo slancio riformatore si arresterà presto.  Dovrà fronteggiare il movimento dei cosiddetti “Gilets jaunes”, al quale reagisce con fermezza, che invece manca contro l’islamismo radicale. Verso la fine del 2019 diventa molto popolare in Francia il giornalista Eric Zemmour che dalla TV distrugge il politicamente corretto praticato dalle élites intellettuali, di sinistra, ça va sans dire. 

La Primavera araba. Copyright: ©Préfixes-Hypothèses.

Nel 2018 ha imperversato nel mondo intero Greta Thunberg, studentessa svedese di 15 anni che ha portato al parossismo le inquietudini, più o meno fondate, per il riscaldamento climatico.

Nell’estremo oriente la Cina svela sempre più il suo volto totalitario ed illiberale, stroncando le proteste di Hong Kong. In Europa e nel Vicino Oriente emerge una sempre più pericolosa Turchia neo ottomana e filo islamica. La guerra in Armenia ne è la prova.

Questa elencazione di fatti non pretende di essere esaustiva, serve come introduzione per evocare gli anni 2010 nel Principato di Monaco. Non abbiamo evocato l’Italia, sempre perennemente in crisi, che stenta ad uscire da quella del 2008…

Ricordiamo tuttavia, senza essere neppure per l’Italia esaustivi, alcuni fatti, fra i quali il progressivo calo demografico: nella penisola italiana risiedono circa 60 milioni  di persone, ma non tutti sono italiani. Gli stranieri sono più di cinque milioni pari allo 8,4% dell’intera popolazione residente e gli italiani/italiani sono in calo;  crescono quelli fuori d’Italia: quasi 6 milioni.

Gli italiani all’estero sono una grande risorsa per il Paese, tuttavia sono spesso ignorati e sottovalutati. Nell’ultimo governo, quello di Mario Draghi, sono  stati del tutto dimenticati; per loro neppure un sottosegretario che si occupi di loro. 

Abbiamo assistito alla fine della carriera politica di Berlusconi e di Prodi, l’ascesa e il declino di Monti, poi di Renzi e poi ancora dei 5Stelle. E ci siamo subiti il governo Conte primo, il  governi Conte secondo, ma abbiamo scampato il Conte TER. La riforma della Costituzione  è stata respinta dal popolo per fare dispetto a Renzi (2016). Nel 2011 avevamo  celebrato – fra retorica ed indifferenza – il 150° anniversario della fondazione dello Stato unitario italiano.

Veniamo a Monaco

In  questo mondo turbolento, il Principato ha trascorso il decennio prima della pandemia in un pacifico cammino verso un continuo miglioramento.

Nel 2009 era uscito dalle black list  avendo cominciato a fare numerosi accordi di collaborazione fiscale con i principali Stati.

L’accordo con l’Italia sarà siglato nel marzo 2015, ma per l’Italia ci sono ancora problemi, vedi in questo stesso blog cosa scrive il dott. Alberto Crosti: “Quale è il colore che il fisco italiano attribuisce al Principato di Monaco?”

Il principe Alberto era salito al trono nel 2005 e nel 2013 sposa la fidanzata Charlene. l matrimonio religioso ha avuto luogo il 2 luglio, gli eredi gemelli Jaques e Gabriella nasceranno il 10 dicembre 2014.

Date e fatti significativi

Segnaliamo alcune date e fatti significativi, non dimenticando mai che il Principato, con l’impulso del Sovrano è molto impegnato nelle tematiche ambientali che vuole armonizzare con la esigenza contraria di ospitare sempre più persone nel suo piccolo territorio, allargandosi in alto e in mare. Fatto significativo: la società che gestisce il Porto di Monaco acquista quello di Ventimiglia.

La Tour Odéon. Copyright ©Edeis.

Nell’aprile 2015 viene inaugurata la Tour Odeon, alta 135 metri: promotore è stato il gruppo italiano Marzocco, da tempo operante nel Principato.

Nel mese di giugno del 2014 viene inaugurato il nuovo Yacht-Club: un capolavoro architettonico ad opera dell’architetto britannico Sir Norman Foster.

Il grande progetto che è  un segno fondamentale per gli anni a venire, il cui compimento è previsto per il 2025, ha avuto inizio alla fine del 2016. Si tratta della nuova estensione in mare dove emergerà il nuovo quartiere de”Anse du Portier”, sei ettari di nuovi spazi attrezzati alla maniera di Monte-Carlo.

Contemporaneamente sono continuati i grandi lavori attorno alla Piazza del Casinò e all’Hôtel de Paris; nel febbraio 2019 emerge un altro nuovo quartiere di “ONE Monte-Carlo”, laddove c’era lo Sporting d’ Hiver.  

Il popolo monegasco

Il decennio in questione è stato pure caratterizzato da una partecipazione molto attiva dei monegaschi, cioè di quelli di nazionalità monegasca, alla vita politica del loro Stato come dimostra l’intensa partecipazione al voto per il Consiglio Nazionale.

La legislature 2013/2018 è stata convulsa e conflittuale, in quella in corso 2018/2023, – che ha visto emergere la leadership di Stéphane Valeri – è emerso uno stretto collegamento fra eletti, governo e Principe per tenere sempre conto degli interessi dei nazionali, cioè del popolo monegasco. Stéphane Valeri con il suo partito Priorité Monaco, PRIMO, ha ottenuto il 57% dei voti.

Copyright: ©Conseil National.

Come abbiamo detto, il popolo monegasco partecipa attivamente alla “sua” politica; per l’elezione del “Conseil National” va a votare di solito più del 70% degli iscritti.

Dal popolo monegasco è emerso un nuovo campione di formula 1, Charles Leclerc, che indossa i colori della Ferrari. 

Tutti i residenti sono stati colpiti, addolorati e sbigottiti per il brutale assassinio, avvenuto a Nizza (a Monaco non sarebbe mai stato possibile, di Hélène Pastor. e del suo autista Mohamed Darwich (6 maggio 2014).

Le indagini portano all’arresto dei presunti assassini, Samine Saïd Ahmed e Alhair Hamadi, che indicano  Wojciech Janowski come mandante. Janowski è da anni il compagno della figlia di Hélène Pastor, Sylvia.

Dopo l’epidemia che cosa succederà e Monaco? riprenderà il suo cammino cosi come programmato nel recente passato?

Di sicuro saranno completati i progetti urbanistici in corso, il  cantiere non si è mai arrestato.

I lavori de l’Anse du Portier procede alacremente e se ne rendono conto i cittadini di Monte-Carlo che abitano nei piani elevati dei grattaceli. Senz’altro sarà migliorato il traffico grazie a nuovi interventi che lo rendono più fluido, alla politica urbanistica che consentirà di ridurre i tempi di accesso ai posti di lavoro del Principato.

Tutto fa prevedere uno sviluppo più controllato e moderato, verrà sicuramente oltrepassata la soglia dei 40.000 abitanti, ci sarà, forse l’accordo con la Unione Europea. Un patto speciale che riconosca la pecularietà del Principato.

Proverbio Monegasco: Pati ciari, amiciçia longa. Serve la traduzione?

Charles Leclerc, corridore monegasco di Formula 1 sulla Ferrari. Copyright ©Deserto.

Qual’è il colore che il fisco italiano attribuisce al Principato di Monaco? Un po’ bianco, un po’ nero: in sintesi grigio

Pubblichiamo uno scritto del Dott. Crosti, consulente finanziario milanese, specialista in questioni monegasche (dr.crosti@libero.it)

Il Principato di Monaco riesce in una impresa non facile; da un lato a tenere molto bassa la tassazione dei suoi cittadini residenti, dall’ altro a dare agli stessi dei servizi sociali di primo ordine, obbiettivi che spesso sono difficilmente conciliabili, basterebbe considerare l’ Italia, ma anche la Francia.

Conosco l’obiezione che potrebbe essere mossa a questa constatazione: il Principato è un “mini” Stato e quindi non può essere comparato a Stati quali per l’ appunto l’Italia o la Francia la cui struttura economica e sociale, basterebbe pensare al flusso migratorio in entrata, è completamente differente.

Tutto corretto, sono situazioni non comparabili, però mi sorge spontanea una domanda: per quale motivo uno Stato che riduce od in alcuni casi annulla la tassazione delle persone fisiche, pur rispettando i requisiti di trasparenza , deve essere necessariamente visto in modo negativo, come uno Stato o Paese “black”? E se invece fossero i comportamenti di altri Stati ad essere criticabili in quanto incapaci di controllare sia il volume della spesa pubblica, di difficile gestione, sia soprattutto la qualità della stessa ? Ogni riferimento alla bella “penisola ” è puramente casuale, così come è ovviamente casuale il riferimento ai “navigators” !

Foto © El Watan.

Ciò che stride è proprio come il secondo Stato, un po’ spendaccione, giudica il primo Stato, che evidentemente si gestisce meglio, qualificandolo , e trattandolo ancora per alcuni aspetti, come “black”, qualifica questa che comporta all’ atto pratico tutta una serie di conseguenze non di poco conto.

Eviterò di tediare il lettore  esponendo il percorso normativo in un dedalo di norme che occorre intraprendere al fine di pervenire a capire quale sia la precisa collocazione del Principato, nella pagella dei Paesi virtuosi che hanno rapporti con l’ Italia. Occorre dire che però il Principato, in questa collocazione, è in buona compagnia con la Repubblica Elvetica, quindi si potrebbe dire “mal comune, mezzo gaudio”! 

Il riferimento normativo è al  Decreto Ministeriale (D.M.) del 4 maggio 1999, il quale indica la lista degli Stati attualmente ritenuti come privilegiati ai fini dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF), lista nella quale sono per l’ appunto inclusi sia la Svizzera sia il Principato. Deve fare riflettere la circostanza che il Decreto in questione sia stato emesso ben 22 anni fa, in un contesto storico completamente differente; forse sarebbe caso di prendere atto che molto acqua è passata sotto i ponti!

Foto © Infodifesa.

Monaco ha intrapreso un percorso verso la trasparenza che ha convinto l’ Unione europea ad annoverarla tra gli Stati “white”, basterebbe pensare agli accordi stipulati per lo scambio automatico delle informazioni aventi rilevanza ai fini fiscali, ciò che rende Monaco, al pari della Svizzera, un Paese collaborativo.

Difatti entrambi gli Stati sono presenti nella lista di cui al Decreto del 17 gennaio 2017 in virtù del quale sono qualificati come “collaborativi”, avendo aderito allo scambio di informazioni a partire dal 2018 (con riferimento all’anno fiscale 2017).

Tale qualifica sembrerebbe “stridere” con quanto è stato analizzato in precedenza in relazione alle persone fisiche, dato che da un lato Monaco è “collaborativo” , dall’ altro però è ancora “black” per via della sua fiscalità, particolarmente attrattiva.

Da quanto precede emerge una situazione di evidente incoerenza e di palese discriminazione dei soggetti che intrattengono rapporti con il Principato in quanto oramai è assodato a livello internazionale che il Principato ha acquisito legittimamente la qualifica di uno Stato trasparente,

 Per quanto invece concerne la discriminazione basterebbe ricordare ad esempio che la mancata indicazione da parte delle persone fisiche di attivi detenuti nel Principato nel “famigerato” quadro RW , finalizzato al monitoraggio degli attivi detenuti all’ estero da soggetti persone fisiche residenti in Italia , ed allegato alla dichiarazione annuale dei redditi, è assoggettata ad un regine sanzionatorio molto più oneroso rispetto al regime applicabile ad esempio per gli attivi non dichiarati detenuti in Francia, oppure che i termini di prescrizione per una azione di accertamento da parte della Amministrazione italiana sono raddoppiati rispetto ai normali termini. A quanto precede aggiungasi anche che un attivo detenuto nel Principato e non dichiarato in modo corretto fa scattare la presunzione che l’ attivo in questione sia stato costituito con fondi sottratti alla tassazione, presunzione non applicabile ad esempio ad una analoga situazione con la Francia .

Foto © Gold Avenue.

Quoi faire” ?

La Svizzera, che si trova nella stessa precisa situazione, sta facendo pressioni sull’Italia affinché la situazione descritta possa venire modificata eliminando la Repubblica elvetica dall’ elenco citato all’ inizio.

 Su questo argomento il Consiglio nazionale  svizzero ha chiesto al governo di Berna di attivarsi presso l’ Italia. Non sono al corrente di iniziative intraprese in questo senso dalle Autorità del Principato, iniziative che potrebbero eliminare finalmente la qualifica di”black” attribuita al Principato, colore che non si giustifica per il solo fatto che il Principato in modo virtuoso non tassa i suoi cittadini! Ma siamo certi che è proprio un comportamento negativo da censurare?